sabato 28 aprile 2018




Pirandello nasce a Girgenti (Agrigento) nel 1867, compie studi classici, si laurea a Bonn e diventa professore universitario. 


Nel 1894 sposa Antonietta Portulano con cui ebbe 3 figli. 
Nel 1903, un tracollo finanziario genera in famiglia una crisi profonda, non soltanto economica. La moglie, infatti, inizia a soffrire di disturbi psichici e verrà curata in casa per 15 anni prima di essere affidata ad una casa di cura.
Pirandello naturalmente soffrì per questa situazione, a tal punto da meditare il suicidio. Non lo fece, anzi, decise di “rinascere” affrontando la vita e accettando la realtà per quello che è: un flusso continuo, un cambiamento, una trasformazione inarrestabile che non può essere spiegata in maniera razionale ne' comunicata con le parole. In linea con la sua rinascita e dopo essersi avvicinato a Freud e alla psicologia, Pirandello lascia l'università e si mette a girare l'Europa con una compagnia teatrale da lui fondata.
Nel 1934 gli viene riconosciuto il premio Nobel per la letteratura.
Muore a Roma nel 1936. 


Poetica



Il male di vivere


Tutta la sua produzione letteraria risente di quel male di vivere, così caro agli autori di fine 800/primi 900. Egli era dentro alla crisi di un secolo (il 900) che aveva perduto molte certezze scientifiche (crollo del positivismo) ed era dentro ad una profonda crisi nazionale. 
Oltre a questa crisi più “esterna” lo accompagna anche una crisi più intima, quella dell'uomo e dell' intellettuale del 900,un uomo che non sa più chi è, che non si riconosce nel mondo esterno e deve trovare da solo le ragioni e la forza di affermarsi, vivere, esistere. 


La frantumazione dell'io

Questa crisi genera quel relativismo da cui Pirandello trarrà grande ispirazione per le sue opere,l'uomo e le cose cambiano a seconda di chi le percepisce.
Quindi l'uomo non è uno solo, ma ha tante forme a seconda di quanti lo percepiscono,crediamo dunque di essere unici, ma invece siamo tanti (centomila) a seconda di chi ci guarda e finiamo per essere “nessuno”. Ovvero la frantumazione dell'io.


La maschera


Per relazionarsi con la società l'uomo-nessuno è costretto ad indossare una maschera,sia con se' stesso sia con gli altri,che nasconde la sua vera personalità.
L'unico modo per sfuggire a questa finzione quotidiana è la follia. 


Il ruolo della follia


La pazzia per Pirandello è liberarsi dalla maschera, toglierla dal volto o non accorgersi di portarla: solo in questo modo l'uomo riuscirà a mostrarsi per quello che veramente è. 
La follia è lo strumento di contestazione di una vita sociale sostanzialmente finta, fasulla; è l'arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'incoscienza e l'inconsistenza.

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